Amalia Robredo
Amalia Robredo docente di Paesaggio presso l'Università ORT in Uruguay e ha insegnato per dieci anni all'Università de la República, in Uruguay. È una designer e una ricercatrice focalizzata sull'introduzione di piante native come soluzione per progetti più sostenibili, che forniscono servizi ecosistemici, salute e resilienza alle piantagioni, contribuendo alla conservazione e con una forte identità locale.
Grazie ad un finanziamento della Banca Mondiale/GEF - Global Environmental Facility, ha pubblicato la prima guida completa sul campo delle graminacee e delle piante erbacee che crescono lungo la costa dell'Uruguay. Uno studio di oltre 300 piante con la loro fenologia e habitat.
Ha appena pubblicato il suo ultimo libro "Naturaleza y Paisajismo".
Nel progettare, Amalia ha in mente non solo le persone che utilizzeranno lo spazio, ma anche la fauna che lo abiterà. Una fauna biodiversa aiuterà ad evitare le infestazioni in un giardino e sarà anche fondamentale per creare un effetto sonoro che funzionerà a livello inconscio per rilassare la mente.
Amalia esplora la natura selvaggia, in Uruguay e in Brasile, alla ricerca di ecosistemi che rispecchiano una situazione specifica dell'area da progettare. Osserva le zone umide per trovare arbusti e combinazioni di piante adatte da applicare successivamente nei sistemi di drenaggio sostenibili, o percorre le scogliere alla ricerca di specie che si adattano a tetti verdi con viste sull'oceano. Una volta scelte le piante, un attento lavoro di vivaio completa il compito di riprodurle in gran numero da seme o da potatura. In seguito, queste piante diventano disponibili non solo per Amalia, ma anche per altri paesaggisti affinché possano utilizzarle per dare origine ad un movimento che aiuti a conservare le specie autoctone, alcune delle quali sono a rischio di estinzione.
Conservazione e bellezza vanno di pari passo.
Il suo lavoro è citato in diversi libri tra cui "Planting, a New Perspective" di Kingsbury e Oudolf, "Gardener's Gardens" di Phaidon e "LAF Landscape Architecture Frontiers", ma anche nel London Financial Times e nel New York Times.